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Storia Gragnanese - Sezione terza

I NUMERI DEI PASTIFICI GRAGNANESI NELLA SECONDA META' DEL 1800 di N.Ruocco (17/07/2010)

Il numero esatto, le proporzioni lavorative, e le cifre produttive  dei pastifici operanti sul territorio di Gragnano al momento summum di sviluppo della pastificazione gragnanese, riconducibile ad un periodo  trentennale che oscilla tra il 1865 e il 1895, sono sempre stati alcuni dei principali punti interrogativi della storiografia locale. Per incominciare ad esempio dalla quantità, in molti hanno sempre affermato che il numero degli opifici gragnanesi, tra quelli industriali e quelli a conduzione familiare, ha avuto un tetto massimo all'incirca quantificabile in 100 unità; un numero preciso tuttavia non è stato mai definito. Il prof. Pietro Maestri, fondatore a Roma nel 1858 dell'Ufficio centrale di statistica italiano (l'ente che oggi corrisponderebbe ad una sorta di Istat) nonchè tra gli economisti e statistici di maggior rilievo nella seconda parte del 1800, nel suo "L'Italia economica nel 1868", scritto nello stesso anno, a pag. 213, sotto la voce "paste" afferma: "Nelle provincie napoletane belle e preziose qualità di grano [...] Nel solo comune di Gragnano 110 fabbriche impiegano ogni giorno da 700 ad 800 q. di grano che, sfarinati da 37 mulini e lavorati da oltre 3.000 operai, producono giornalmente più che 600 q. di paste". Con riguardo alla nostra esigenza conoscitiva, siamo alla presenza di cifre concrete e reali, data anche l'importanza del testo che ho la fortuna di avere in originale, cifre però che devono essere opportunamente analizzate e contestualizzate. Un primo dato su cui è necessario riflettere è rappresentato dal numero di abitanti del periodo, col quale ci si può seguitamente rilevare la percentuale dei lavoratori impiegati nel settore. In soccorso ci suvviene un passaggio tratto dal Registro delle Deliberazioni Decurionali, anno 1845, il quale con chiarezza afferma "10.000 abitanti che con molta agiatezza vivono de' maccheroni, e che portano il primato su tutte le altre fabbriche". Se pertanto, nella seconda metà del XIX secolo, la popolazione gragnanese era all'incirca di 10.000/11.000 abitanti, un numero di lavoratori impiegati nella pastificazione pari a 3.000 unità, considerata anche la presenza di anziani e di bambini o altre persone in età non funzionale al lavoro da escludere dal conteggio, è testimonianza di una percentuale molto vicina al 70% di lavoratori locali impiegati nella laboriosa e prosperosa industria gragnanese dei maccheroni. Una percentuale quindi molto alta, che "si avviava ai 3/4 degli operai cittadini", come si può leggere in senso prospettico anche in una Deliberazione Decurionale datata 21 giugno 1841. Con riguardo invece la quantità massima degli opifici che hanno operato sul territorio procediamo ad alcune considerazioni. Gli autori del noto AA.VV. "Gragnano de' maccheroni", nella sua prima stampa del maggio 1983, nell'affrontare questa argomentazione, sostengono che al momento di maggior sviluppo dei pastifici gragnanesi, se ne contavano cento o forse più. Invero, qualcheduno si è anche cimentato in una scrupolosa ricerca in registri delle concessioni, e presso gli archivi della Camera del commercio, tuttavia senza riuscire a definirne con certezza la quantità, data la oggettiva difficoltà oggi di una tracciabilità documentale dei pastifici del periodo suindicato. Una mia ricerca, che appare funzionale a quest'argomentazione, di antiche etichette di pasta gragnanese, ricerca che ha avuto inizio 4 anni fa e tutt'oggi continua, mi ha portato alla denominazione di circa 95 pastifici di Gragnano operanti sicuramente tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900. E sapendo, con certezza, che vi sono ancora un'altra ventina di etichette mancanti all'appello, ecco che il numero massimo di 105-110 pastifici attivi in città, così come afferma il Maestri, non è cifra molto lontana dal vero. Lo stesso Carlo Del Gaudio nel suo "Gragnano: maccarunaro, stracciaculo e lupomannaro", interessante testo scritto nel 2001, opera in questa direzione. Ma continuiamo ancora con i dati. 3.000 lavoratori in, approssimando per difetto 100 opifici, formalizza una media di ben 30 operai a pastificio; cifra di poco al di sotto della media dei lavoratori degli opifici industriali, e di molto al di sopra di quelli a conduzione familiare, testimonianza palese dell'ottimo stato di salute e prosperità economica di Gragnano e dei suoi maccheroni negli ultimi decenni del 1800. Per verità storica, mi preme a dir vero sottolineare che un sviluppo soprattutto economico della pastificazione gragnanese, che porterà alla costituzione di una sorta di primo Consorzio nel 1920 dal nome "Molini e Pastifici di Gragnano" e persino all'emissione di titoli azionari, è riconducibile anche nel periodo che va tra il 1910 e gli anni precedenti il secondo conflitto mondiale. Questo tipo di sviluppo ciononostante non attiene ad un aspetto meramente quantitativo legato alla presenza di pastifici in Gragnano, ma più che altro, riguarda un loro sviluppo strutturale e industriale, dato soprattutto l'investimento nell'acquisto di nuove macchine funzionali alla medesima produzione. Sorvolando su altri aspetti, pur meritevoli d'essere trattati dato il loro particolare interesse, quali ad esempio l'organizzazione interna dei pastifici, la senzalia e la vaticalia, e la tassazione sul jus, spostiamo l'attenzione sull'aspetto della produzione giornaliera di pasta. Il testo prima indicato, parla di una quantità di circa 600 q. a giorno. "Ogni giorno si macinano  2.500 tomoli (parti a circa 1.375 q.) di grano per i circa 100 opifici di pasta lunghe" si legge invece nel testo decurionale del 1841. Considerato che la resa del grano in semola è in rapporto di 3 a 4, cioè il 75%, si ricava che la produzione giornaliera dei pastifici gragnanesi per il Decurionato gragnanese nel periodo è di circa 1.000 q.; vale a dire, che ogni pastificio gragnanese della fine dell'ottocento produceva in media dai 6 ai 10 q. di "maccheroni" al giorno: un quantitativo data l'epoca e le macchine disponibili, decisamente importante, e tra le altre cose superiore ai diretti concorrenti rappresentati dai pastifici di Torre Annunziata. In conclusione, gli opifici gragnanesi nel periodo di maggior espansione quantitativa che vedrà momenti di sommità, come detto, verso la fine del 1800, rappresentarono, a testimonianza anche del testo economico-statistico del Maestri, il vero punto di riferimento nazionale per la produzione di "maccheroni". Autentici leader di mercato, oggi si dirà. Prova di questo sviluppo, ne è pressappoco anche l'inaugurazione nel 1885 del tratto ferroviario Gragnano-Castellammare-Portici, strumento logistico che corrispose immediatamente alle evidenti necessità di trasporto dei "'e cassoni 'e Napule", grosse casse in legno con le quali veniva trasportata la pasta di Gragnano. Ultimo aneddoto. La cifra citata dei 37 mulini, sta ad indicare non più i mulini siti nella Valle lungo il Vernotico, ma dei mulini per la macina che i pastifici medio-grandi fecero installare nei loro stessi fabbricati, date le ingenti quantità di semola di cui quotidianamente necessitavano. (N. Ruocco)

L'ANTICA VIA BALCHIERE di N.Ruocco (12/07/2010)

Via Balchiere oggi
Via Balchiere oggi

Una delle strade gragnanesi, oltre ad essere tra le più piccole, certamente tra le più antiche, è l'attuale Via Balchiere. Provando un attimo a ricostruire quelli che erano i luoghi in Gragnano dove avveniva la produzione de "li panni", cioè i tessuti che in grande quantità nel XVIII secolo venivano commerciati, sono pervenuto ad una teoria di derivazione etimologica sulla origine di questa stradina che con buona probabilità corrisponde al vero.

Schema funzionamento gualchiera idraulica
Schema funzionamento gualchiera idraulica

Il nome di essa infatti potrebbe derivare dalla parola "gualchiere", considerata anche la presenza nel dialetto locale della citazione "for 'e guarchere". Le gualchiere erano invero delle macchine manuali di epoca preindustriale utilizzate nel 1700 per la manifattura laniera, con buona probabilità anche a Gragnano, funzionanti con il moto idraulico dell'acqua. Questo particolare sembrerebbe essere confermato dall'arco esistente nella limitrofe Piazza San Leone, arco che in realtà era un passaggio di acquedotto che sicuramente asserviva il vicino Pastificio, ma quasi certamente, attraverso l'ausilio di un canale ('o canalone), alimentava anche la produzione laniera in detta via. Nel corso degli anni, dal'inizio del 1700 fino a giungere nei primi decenni del secolo scorso, il nome "gualchiere" si sarebbe distorto nell'attuale "balchiere", forse per via dello stesso dialetto napoletano per il quale la parola "'e guarchere" era assonante con la parola "'e barchere". Ma le curiosità relative a questa stradina di Gragnano non finiscono qui. Pare infatti, che nel recente passato, le massaie gragnanesi la sera prima di lavorare i pomodori per la produzione di conserve familiari, si recavano a venerare una antica raffigurazione che aveva luogo proprio in un portone di Via Balchiere. E questo aneddoto è confermato da numerosi racconti di persone anziane. Sono piccoli elementi questi, ma che comunque rappresentano note piacevoli del nostro enorme "spartito storico" di Gragnano. (N. Ruocco)

I MULINI DI GRAGNANO di N.Ruocco (14/07/2010)

Riproduzione riservata
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L'attività molitoria in Gragnano trova origine in tempi decisamente anteriori alla stessa attività di pastificazione. Pare addirittura che una delle prime autorizzazioni per la costruzione di un mulino nell'omonima valle gragnanese, sia datato 1216. Tuttavia è soltanto nella seconda metà del 1500 che si sviluppa copiosa la molitoria gragnanese, la cui produzione di sfarinati veniva commerciata con la limitrofe Stabia, giungengo magari sino a Napoli. In un atto datato 13 novembre 1613 si legge che un certo Tommaso De Antonio acquistò per 200 ducati le acque della "Forma" già utilizzate fin dal 1594 per il funzionamento dei mulini costruiti lungo il corso del fiume Vernotico, quantificati in diciotto. Atto quindi che comprova la presenza di circa venti mulini attivi nella valle a cavallo tra la fine del 1500 e l'inizio del 1600. La stessa numeratio pro focolaribus del 1641 evidenzia la presenza di ben 23 capofamiglia col mestiere di molinari e 17 vaticali (cioè trasportatori), prova del fatto che i mulini del Vernotico dunque davano lavoro non a poche persone. Con il successivo sviluppo dell'attività di pastificazione, inizialmente a conduzione familiare, il numero dei mulini lungo la valle aumenterà  tra il 1750 e l'inizio del 1800 all'incirca a trenta unità. Della copiosa molitoria e prima pastificazione, è concreta testimonianza anche il documento di catasto onciario datato 1756 e predisposto dall'allora Sindaco di Municipalità Francesco Rocco. In esso infatti si legge, alla voce entrate, "dal jus di vendere semola ex molitoria e maccheroni al minuto, ducati 100"; voce questa che era seconda per quantità solo a quella relativa al "jus di prodotti da forno". Infine lo storico Parisi nel suo "Cenno storico-descrittivo della città di Castellammare di Stabia", anno 1842, con riguardo alle acque locali, afferma a pag. 59 "moltissimi molini nel territorio di Gragnano ne sono animati". Il rilievo comunque strutturale ed economico dei mulini gragnanesi è sempre stato connesso a vicende relative alla titolarità delle acque delle sorgenti Imbuto e Forma, ma argomento questo già in parte precedentemente trattato, e che necessita di considerazioni in disparte. Con riguardo la funzionalità degli stessi invero non c'è molto da dire, data la sua semplicità. L'afflusso dell'acqua, regolato dal mugnaio attraverso delle aperture, determinava il movimento di una ruota idraulica, solitamente in solido legno di rovere, la quale attraverso un sistema rotatorio permetteva il movimento all'interno di una macina, composta da parti in solida pietra dove in esse veniva frantumato il cereale. La macina solitamente era in posizione sovrastante la ruota idraulica, come dimostra il disegno a lato. Sulla parte superiore della macina vi era posto un contenitore di cereali ad imbuto chiamato trameggia, che veniva aperto e chiuso dal mugnaio a secondo della quantità da immettere. I cereali frantumati e trasformati in farina, venivano poi raccolti in appositi sacchi di iuta e consegnati ai vaticali per il loro trasporto su carri. Nella foto in basso, gentilmente messami a disposizione tempo fa dal caro amico e Caposettore del Comune di Gragnano Ing. Vincenzo Inserra, si può osservare la precisa collocazione nella Valle, assieme ai loro nomi, dei resti di questi antichi mulini, per alcuni rimaste soltanto poche tracce murarie, autentiche, nonchè preziose, testimonianze di rara archeologia industriale, a mio avviso, non solo da tutelare, ma da promuovere urgentemente in termini di progettualità e opportunità di attrattiva storico-turistica per il territorio. (N. Ruocco)

Cartina del posizionamento dei mulini lungo la Valle, sia quelli visibili, sia quelli di cui rimangono soltanto delle tracce. Riproduzione riservata
Cartina del posizionamento dei mulini lungo la Valle, sia quelli visibili, sia quelli di cui rimangono soltanto delle tracce. Riproduzione riservata
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